Le presunzioni legali in sede tributaria hanno mero valore di indizio in àmbito penale

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Il Tribunale di Firenze, con sentenza n. 3170 del 2017, ha assolto un imprenditore accusato di aver presentato una dichiarazione dei redditi infedele (reato previsto dall'art. 4 D.Lgs. 74/2000), per l'impossibilità di dimostrare la disparità tra il reddito dichiarato e quello accertato sulla base della sola presunzione elaborata dall'Agenzia delle Entrate. Il giudice toscano, richiamando una consolidata giurisprudenza di legittimità, ha collocato le presunzioni legali, adoperate in campo tributario dall'amministrazione finanziaria con valore di certezza legale, a meri "dati processuali" che, in sede penale, possono invece essere oggetto di libera valutazione da parte dell'organo giudicante. Indizi, insomma, che, se non suffragati da riscontri oggettivi o ulteriori elementi di prova, non sono da soli sufficienti a "fondare il giudizio di responsabilità penale dell'imputato, non rivestendo i caratteri di gravità e di precisione e non ponendosi dunque ogni ragionevole dubbio".

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